Fotografie post mortem

I ricordi passano e accade, alle volte, che il loro scorrere non lasci alcuna traccia dietro di sé. Incredibile a credersi, ma capita di poter dimenticare anche i volti un tempo considerati cari, di persone che amavamo perdutamente e che ora non ci sono più. L’amnesia di ciò che fu è un terribile evento che potrebbe sconvolgerci, ma, fortunatamente, abbiamo le immagini a rimembrarci i momenti felici ormai trascorsi e le persone purtroppo perdute.

foto trovata su Internet

In epoca vittoriana, però, non erano poi molte le persone che potessero permettersi di pagare un fotografo per avere un ritratto di famiglia poiché, come si può facilmente intuire, i prezzi erano estremamente elevati e riservati a pochi abbienti. Proprio per questo motivo, la maggior parte delle persone aveva a disposizione solo tre foto durante il corso della propria vita: per la nascita, per il matrimonio e per il funerale.
Le fotografie post mortem iniziarono a diffondersi in epoca vittoriana in tutta Europa, specialmente a causa dell’altissima mortalità infantile. In questo modo, i poveri genitori potevano conservare un ricordo dei loro bambini andati incontro al sonno eterno.
L’estrema povertà della maggior parte della popolazione portava le persone ad avere come unica testimonianza dei propri cari proprio questi particolari ritratti e, spesso, i cadaveri venivano collocati accanto ai loro amati in posizioni che ne mitigassero l’effetto di staticità. Ecco perché capitava che gli occhi dei deceduti venissero dipinti o che i corpi venissero posizionati su delle sedie o con degli ingegnosi fermi alle loro spalle in modo da imitare la vitalità ormai perduta, magari intenti in qualche attività quotidiana.

foto trovata su Internet


Nonostante tale pratica venga associata nella mente dei più ai solo anni dell’800, vi è da dire che in realtà essa fu abbastanza diffusa fino agli anni ’40 del ‘900.
Di queste foto sicuramente resta un’impressione assai forte nelle nostre menti odierne, ma bisogna comprendere l’importanza affettiva che tali ritratti ebbero per coloro che, altrimenti, non avrebbero potuto conservare nessuna memoria visiva delle persone che amavano. Come abbiamo già potuto osservare, la piaga della mortalità infantile in tali periodi era inespugnabile ed ecco il motivo per cui spesso queste foto ritraggono bambini davvero molto piccoli, spesso ancora in fasce, che, purtroppo, hanno abbandonato questo mondo troppo presto lasciando ai propri genitori solo una piccola, ma importante traccia di sé.

foto trovata su Internet

La nostra Beatrice, protagonista di Un nobile orrore, ha vissuto proprio in questo periodo storico, dove vita e morte, troppo spesso, camminavano insieme accanto all’umanità.

Rosita Mazzei

Una replica a “Fotografie post mortem”

  1. è incredibilmente affascinante e inquietante al tempo stesso…

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