Con Belle Époque si va a indicare un periodo storico abbastanza preciso che va dagli ultimi trent’anni dell’800 fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Il termine è davvero significativo dato il contesto storico in cui ci muoviamo: dopo un lungo periodo fatto di guerre e depressioni economiche, ci ritroviamo a vivere, specialmente in Europa e in Nord America, in un momento di pace, di sviluppo industriale, sociale e di grandi scoperte scientifiche. Naturalmente, a beneficiare della maggior parte di questi progressi furono la classe borghese insieme a quella dirigente, mentre operai e contadini furono spesso costretti a emigrare altrove per poter stare al passo coi tempi e non subire la fame.
A questo periodo dobbiamo l’invenzione dell’energia elettrica, del cinema, delle automobili, la radio, il perfezionamento della fotografia, la creazione della Torre Eiffel in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889, ma anche la nascita del movimento delle suffragette per la lotta dei diritti delle donne.

Grandi interpreti di questo momento così importante furono quelli del movimento dell’Art Nouveau in Francia, del Liberty in Italia, del Modern Style nel Regno Unito e del Modernismo in Spagna. Tra i grandi artisti che hanno attraversato questo fondamentale periodo storico caratterizzandolo e rappresentandolo in tutte le sue sfaccettature vi sono elementi del calibro di Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931), Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Neubau, 6 febbraio 1918), Alfons Mucha (Ivancice, 24 luglio 1860 – Praga, 14 luglio 1939).

Ed è proprio in quest’epoca straordinaria che è ambientato il mio romanzo Un nobile orrore, liberamente ispirato alla figura di tre serial killers realmente esistiti e tutti operanti alla fine dell’800.
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